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Posts tagged as “Cibo e arte”

Le monache lascive di Magnasco, racconto dei dolci vizi nel convento. Gola, lusso, musica, eros

Il Magnasco dedicò agli interni di nobili conventi alcuni quadri dominati da un’atmosfera raffinata e aperta al peccato. Tra ironia e denuncia libertina, suore come cortigiane bevono lussuriosamente cioccolata, badano al proprio corpo e incontrano suonatori (con allusioni erotiche insite nel concerto) nel parlatorio.

Pittura iperrealista calorica. I peccati della gola dipinti sulle tele. Il video

"Di tutte le passioni, la più complicata, la più difficile a praticare in modo superiore, la più inaccessibile ai comuni mortali, la più sensuale nel vero senso della parola, la più degna degli artisti più raffinati, è sicuramente quella che riguarda il piacere della gola." (Guy de Maupassant). "La golosità ha sull’amore mille vantaggi. Ma il più importante è che, mentre bisogna essere in due per abbandonarsi all’amore, si può praticare la golosità da soli, anche se l’abate Morellet ha detto: “Per mangiare un tacchino al tartufo bisogna essere in due: il tacchino e se stessi”. (Guy de Maupassant)

L'invasione dei gamberi. Crostacei, sangue e vino nelle Ultime Cene

Che significato assumevano sulla bianca tovaglia? Il rosso rinvia al colore della Passione e pertanto essi divennero inquietanti presagi di ciò che sarebbe accaduto nelle ore successive, anticipando le macchie sulla tunica del Signore. Ma in alcuni casi la presenza del gambero-scorpione risulta come estensione simbolica di Giuda

Madame Louise Moillon, il linguaggio dei frutti nella pittura del Seicento. Il video

Figlia del pittore Nicolas Moillon. Quando morì, la madre di Louise si risposò con pittore di nature morte François Garnier, anche lui commerciante del quale divenne allieva. Louise sposò nel 1640 con Etienne Girardot. Dopo l'editto di Fontainebleau del 1685, la famiglia Girardot, che era protestante, fu perseguitata. Louise morì nel 1696 lasciando un testamento "cristiano"

Gualtiero Marchesi – Emilio Tadini e il nome delle cose, il nome scritto dà eleganza al piatto

A come Aringa marinata su fetta di pane, B come Blinis e Burro affumicato, C come Calamaretti e Caviale, P come Panna acida: è la nomenclatura di un paesaggio combattuto tra solennità e turbolenza, avvinto dal filo tenace ed allappante del nero di mollusco, spezzato nei suoi volumi da segmenti che lo solcano scindendolo in scampoli geometrici. E i segmenti assumono sembianze diverse: filo tenero d’erba cipollina, o silhouette impeccabile di un prezioso coltello Robbe & Berking, teutonico rimando alla robusta posata raminga, balenante - tra beffa e sogno - nel quadro del mio amico Emilio Tadini.

Silvia Naddeo, il cibo diventa scultura, mosaico, storia dei semplici

L’unicità di un oggetto ordinario, l’indagine di un vissuto straordinario. Tra le fette di una semplice zucchina si cela la scoperta di un percorso individuale, di una specificità distintiva: così la dicotomia alimento/oggetto si fa metafora dell’individualità rispetto alla moltitudine, svelando agli occhi di chi guarda e interpreta la singolarità di ciò che appare comune.