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Posts tagged as “pittori bresciani”

Il Savoldo a Quinzano. L'attribuzione e l'analisi di Sandro Guerrini

Lo studioso: "E' proprio all’alba del ritorno della Signoria di Venezia sul territorio bresciano (1516-1517) che il pittore più misterioso ed affascinante del Cinquecento bresciano dispiega un canto trionfale di gioia e di colore in una tavola fino ad oggi dimenticata dalla storiografia artistica. Si tratta della pala dell’altar maggiore della Parrocchiale di Quinzano d’Oglio – un tempo attribuita dubitativamente al Moretto ed oggi passata come opera del Ferramola - che celebra il Cristo risorto ed i Santi Faustino e Giovita in armi, al culmine dell’entusiasmo per la liberazione dagli stranieri e per lo scampato pericolo della peste del 1512- 1513".

Arnaldo Soldini – La vita, le opere, la tecnica e l'analisi critica

L’artista bresciano, scomparso nel 1936, rimarrà fino alla fine fedele a una visione ottocentesca della pittura, tradotta in paesaggi di solida costruzione cromatica e compositiva. Nato nel 1862, Soldini inizia a dipingere a vent’anni. Il periodo d’oro è quello compreso tra il 1883 ed il 1910, anni in cui le sue opere sono più solide e costruite. Arnaldo è un epigono dei grandi veristi dell’Ottocento: è un autore squisito, che però non ha “inventato” nulla.

Francesco Filippini, il dossier. Uno splendido pittore morto a 42 anni di tisi

Nonostante Filippini sia morto in giovane età, durante la sua attività durata circa un ventennio, lavorò moltissimo. Ma così come scarne sono le notizie biografiche, così risulta piuttosto arduo riuscire a contestualizzare le numerosissime tele che instancabilmente realizzò nell’arco di tempo compreso tra il 1878 il 1895. Questa difficoltà nasce innanzitutto dall’abitudine del pittore bresciano di firmare solo raramente e di non datare quasi mai le sue composizioni

Elio Gnutti

Parte da Munch, ma rilegge l’uomo contemporaneo nella dimensione di una drammatica afasia. Non resta nemmeno la possibilità del grido. Come in un tribunale kafkiano nel quale la pena è attendere per sempre una sentenza che non giungerà mai