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A Roma arriva, il 10 ottobre, "Hans Memling"


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Hans Memling Trittico del Giudizio Universale 1467 - 1472 olio e tempera su tavola cm 221 x 161 (pannello centrale), cm 223,5 x 72,5 (scomparti laterali) Danzica, Muzeum Narodowe
Hans Memling
Trittico del Giudizio Universale
1467 – 1472
olio e tempera su tavola
cm 221 x 161 (pannello centrale), cm 223,5 x 72,5 (scomparti laterali)
Danzica, Muzeum Narodowe

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Hans Memling
a cura di Till-Holger Borchert
10 ottobre 2014 – 18 gennaio 2015
Scuderie del Quirinale, Roma
Orari Domenica – giovedì dalle 10.00 alle 20.00
Venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30
Non si effettua chiusura settimanale
La biglietteria chiude un’ora prima
Ingresso Intero € 12,00 – Ridotto € 9, 50
Infoline, Prenotazioni,
Visite Guidate e Laboratori Tel. +39 06 39967500
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Al centro la grandiosa figura di San Michele intento a pesare le anime alla presenza della corte celeste. A  sinistra i beati accolti da San Pietro si apprestano a varcare le porte del Paradiso. A destra, i dannati che  precipitano nel fuoco dellʼinferno.
Questo è ciò che viene rappresentato nel trittico del Giudizio Universale di Hans Memling, conservato al  Museo di Danzica, destinato dal pittore fiammingo allʼItalia, più precisamente alla cappella dedicata a San  Michele nella Badia Fiesolana a Firenze, ma che in Italia non arrivò mai. Commissionata dal banchiere  fiorentino Angelo Tani e da sua moglie Caterina di Francesco Tanagli – entrambi raffigurati inginocchiati del  retro degli sportelli del trittico – venne caricata sulla galea San Tommaso assalita dai pirati che trasportarono  il carico nella città di Danzica, che si era dimostrata il migliore offerente per il prezioso bottino. Il trittico del  Giudizio Universale venne ammirato a tal punto dagli abitanti della città che questi decisero di collocarlo nel  Duomo della città. Inutile fu la causa intentata per riaverlo. Il Tani era particolarmente legato a quellʼopera in  quanto per lui rappresentava un riscatto morale e al contempo un chiaro messaggio per un suo ex amico, il  quale gli aveva slealmente sottratto un incarico prestigioso in una banca di Bruges.
Angelo Tani, scegliendo  Memling per realizzare lʼopera, si era rivolto al più famoso e caro artista del luogo, perché dipingesse il  giudizio universale, come a dire che se la giustizia umana nulla aveva potuto nel suo caso, sarebbe stata la  mano divina a punire un giorno i torti da lui subiti.


Il Trittico non rimase sempre a Danzica ma sempre vi fece ritorno, sia quando venne depredato dalle truppe  napoleoniche per essere portato al Louvre, sia quando i russi, come risarcimento delle perdite della seconda  guerra mondiale, lo collocarono allʼErmitage. Ma il Trittico, al contrario di moltissime altre opere che ebbero  la stessa sorte, grazie alla capacità diplomatica della Polonia, tornò sempre a Danzica.
A distanza di quasi 600 anni lʼopera più famosa di Memling, artista che seppe operare una sintesi  armoniosa, complessa e sommamente originale delle conquiste dei grandi fondatori dellʼarte fiamminga,  toccherà il suolo italiano, per la prima volta, per essere esposta dal 10 ottobre alle Scuderie del Quirinale di  Roma nella mostra “Hans Memling”, organizzata dallʼAzienda Speciale Palaexpo con Arthemisia Group.
Una monografica mai prima realizzata nel nostro Paese, che sʼinserisce nel solco delle grandi monografie  apprezzate dagli specialisti e dal grande pubblico della sede espositiva romana, e che finalmente darà  ragione delle qualità eccelse di questo artista, che visse 59 anni, lasciando due figli, o forse due apprendisti  e una cospicua eredità. Si suppone fosse nato in Baviera dove ancora oggi si trova la cittadina che gli ha  dato il cognome Mömlingen. Fino al suo trasferimento nelle Fiandre la sua biografia resta sconosciuta. E  tuttavia la sua profonda conoscenza di unʼopera capitale di Colonia e lʼessere indicato come proveniente da  Magonza, autorizza a pensare che fosse stato in entrambe le città. Come si ipotizza che prima di arrivare a  Bruges, dove nel 1465 ottenne la cittadinanza, fosse stato a Bruxelles allievo di van der Weyden. A Bruges  apre una sua bottega che diviene presto fiorente ed egli stesso, grazie ai suoi ritratti, particolarmente  apprezzato dai committenti italiani. Il suo nome e le sue opere arrivano anche in Inghilterra come testimonia  la commissione di sir Donne. Nel 1473 è iscritto a una confraternita di cui fanno parte i notabili di Bruges. Nel  1477 arriva a simulare la sua morte e tre anni dopo compare in una lista di sovversivi fatta stilare da  Massimiliano dʼAustria. Quando negli anni successivi le Fiandre cominciano a perdere il loro potere  commerciale, Memling continua, grazie alla fama acquisita, a vivere tra gli agi fino alla morte.
Hans Memling Ritratto di donna 1470 - 1475 olio su tavola cm 26 x 21 Rhode Island, Little Compton,  J. William Middendorf II
Hans Memling
Ritratto di donna
1470 – 1475
olio su tavola
cm 26 x 21
Rhode Island, Little Compton,
J. William Middendorf II

 
Il progetto espositivo di Till-Holger Borchert, curatore del Memling Museum di Bruges, studioso di livello  internazionale dellʼarte fiamminga del XV secolo, da Van Eyck a Van der Weyden, riunisce una lunga serie di olii su tavola – che necessitano non solo di trasporti eccezionali, ma anche di essere preservate all’interno dispeciali teche climatizzate e di cui è difficilissimo il prestito per mostre temporanee -, tra cui i capolavori  assoluti di Memling, di raccolte pubbliche e private, e provenienti, tra gli altri, dal Groeninge Museum di  Bruges, dalla Royal Collection di Londra, dal Museo del Louvre nonché dalla Frick Collection di New York,  dalla National Gallery of Art di Washington, dal Metropolitan Museum di New York, dal Museu Nacional de  Arte Antiga di Lisbona e dal Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa.
Come si è detto “Hans Memling” è la prima mostra interamente dedicata all’artista – incentrata su ogni  aspetto della sua opera e della sua carriera, dalle pale d’altare ai trittici portatili, ai dipinti devozionali, oltre ai  famosi ritratti, genere in cui Memling seppe perfezionare lo schema campito su uno sfondo di paesaggio, che ebbe vasta diffusione e un forte influsso anche sulle opere di numerosi artisti italiani del primo Cinquecento.
Lʼevento romano mette inoltre in luce lʼaspetto del mecenatismo nella carriera dellʼartista, sottolineando in  particolare lʼimportanza dei suoi clienti italiani, uomini d’affari, dignitari di corte e agenti provenienti da  Firenze, Venezia o Genova che vivevano a Bruges – dove Memling di origine tedesca si era trasferito allievo  prima e collaboratore poi di Rogier Van der Weyden, aprendovi una fiorente bottega – o vi risiedevano allo  scopo di supervisionare le commissioni per conto di clienti in Italia. Più di tutti i suoi contemporanei, Memling  divenne il pittore preferito della diaspora italiana a Bruges, traendo grande vantaggio dalla reputazione della  precedente generazione di Primitivi fiamminghi, in particolare Jan Van Eyck e Rogier Van der Weyden. Fin  dall’inizio della sua attività indipendente come pittore di tavole, Memling riuscì a creare una sintesi dei  notevoli risultati di entrambi quei maestri, già tenuti nella più alta considerazione dalla nobiltà italiana e dalle  élite urbane.      Durante tutto il XV secolo lʼItalia e le Fiandre strinsero solidi legami economici e finanziari collegando i due  Paesi mediante una sorta di bretella ideale sulla quale transitarono uomini e mezzi da un capolinea allʼaltro  delleʼEuropa con Bruges e Gand al nord e Firenze e Genova al sud.
Furono strade percorse da funzionari del Banco dei Medici (appartenenti alle famiglie Tani, Portinari e  Baroncelli) e segnate dal transito di manufatti pregiati: tessuti, arazzi, gioielli, libri miniati, dipinti e sculture.  La ricca borghesia commissionava ritratti ed opere di destinazione ecclesiale esattamente come fino ad  allora aveva fatto solo lʼaristocrazia. Anche una scultura di Michelangelo era arrivata fino a Bruges per la  cattedrale, dove la vide, anni più tardi, Albrecht Dürer e ne rimase incantato.
In mostra saranno presenti opere come il dittico col Cristo benedicente (Genova, Palazzo Bianco) e la Mater  Dolorosa (collezione privata) – qui ricomposto per la prima volta – che contiene immagini devozionali copiate  con più fervore nel tardo XV e nel XVI secolo, come attesta la versione dipinta dal Ghirlandaio, anche essa  presente nel percorso espositivo; il già citato Trittico del Giudizio Universale, probabilmente lʼopera  artisticamente più ambiziosa dellʼartista, che sarà possibile ammirare sia nella parte anteriore sia in quella  posteriore accanto ad opere con immagini del Giudizio Universale del Rinascimento italiano, tra cui,  unʼinteressante tavola proveniente da Napoli – restaurata in occasione dellʼesposizione – con alcune figure  mutuate dalla maniera nordica, il cui autore deve aver avuto accesso ai modelli di Memling.
E ancora una sorprendente serie dei ritratti, tra cui Ritratto di giovane dalle Gallerie dellʼAccademia di  Venezia, Ritratto di uomo dalla Royal Collection di Londra – un prestito eccezionale della Regina Elisabetta II  -, Ritratto di donna di collezione privata Usa, Ritratto di uomo dalla Frick Collection di New York – che  solitamente non presta mai le proprie opere per mostre temporanee -, Madonna con Bambino dal Museu  Nacional de Arte Antiga di Lisbona e il magnifico Ritratto di uomo con moneta romana proveniente dal  Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa.
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