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Antinoo. Ecco il vero volto del giovane amante di Adriano imperatore


L’arte romana era centralmente improntata a un rapporto tra intenso realismo e idealizzazione mitica. Ma la realizzazione dei volti degli imperatori e delle imperatrici, dei senatori e dei personaggi cospicui era improntata a un realismo fotografico, ottenuto con tecniche di calco dei volti stessi. Il calco, ottenuto con materiali ad alto contenuto di gesso, era fondamentale, ad esempio, in tutte le famiglie benestanti, nelle ore che precedeva il funerale, per ricavare un’immagine imperitura del defunto. I volti degli antenati, ottenuti attraverso un positivo in gesso, in alcuni casi poi, con pantografi o compassi, riportato nel marmo e nella pietra stavano nella parte più importante della domus. I volti erano perfettamente identici all’originale.
I profili sulle monete furono ottenuti con il fine di creare immagini aderenti, sin da tempi antichissimi. Proiettare l’ombra di un profilo su un muro o su un supporto e ridurla sino alla grandezza di una moneta era il metodo più semplice per ottenere l’unicità individuale del profilo. E ciò è ben spiegabile poichè tutta la cultura romana è improntata, ad ogni livello, al culto della personalità.
Nell’ambito delle statue, il marmo e i materiali utilizzati per la scultura finale venivano poi dipinti con colori in grado di essere perfettamente in mimesi con la realtà
I colori si sono persi nei secoli e, oggi, il candore estremo delle statue, non ci consente di apprezzarne la resa “fotografica” del volto. Ma è possibile prendere la fotografia di un volto antico, ridurne la luce e virarla in un monocromo seppia, senza altri interventi, per ottenere, senza travisamenti, effetti spettacolari di verità. Ecco il caso dell’imperatore Adriano e del giovane, idolatrato amante, Antinoo, i cui volti veri emergono in modo straordinario, semplicemente abbassando i livelli di luce.

L’imperatore Adriano. Volto della statua conservata ad Atene

 
Il volto di Antinoo caratterizza ogni statua dedicata a questo giovane. Pertanto non esiste idealizzazione, ma il volto è quello della realtà. Il calco era trasferito ai diversi scultori. Qui abbiamo virato in seppia e ridotto la luce della statua candida conservata al Louvre

 
Molto noto è stato il legame sentimentale intercorso tra l’imperatore e un giovane greco originario della Bitinia di nome Antinoo, tanto da essere celebrato nel corso del tempo come una delle più famose rappresentazioni di “coppie omosessuali” dell’intera storia LGBT; non vi è in ogni caso una prova inequivocabile che tra i due sussistesse un rapporto del tipo erastes-eromenos, così come era nella tradizione erotico-pedagogica della pederastia greca: si sa comunque che il giovinetto si trovò strettamente a contatto con Adriano per almeno cinque anni e che lo seguì in tutti i suoi viaggi fino a quando, appena diciannovenne misteriosamente cadde nel Nilo e morì.
Antinoo come Osiride, con il nemes e l’ureo.
Travolto dal dolore, in onore del defunto Antinoo, Adriano fondò la città egiziana di Antinopoli, nella quale fece edificare un tempio dedicato al culto di Antinoo divinizzato, assimilato al dio egizio Osiride e successivamente anche ad Ermes e a Dioniso, nonché come patrono delle colture. Per il resto della vita Adriano commissionò centinaia (se non migliaia) di statue di Antinoo, oltre che farlo ritrarre in busti, monete, gioielli e altri oggetti di artigianato: tutta la passione e la profondità dell’amore di Adriano furono mostrate in queste opere, che sono tra gli esempi più alti dell’arte adrianea e rinvenute ovunque in tutto l’oriente ellenizzato dell’impero romano, raffiguranti un giovane uomo dal fascino malinconico, caratterizzato da un volto tondo con guance piene prive di qualsiasi peluria, labbra sensuali, e folta capigliatura a grosse ciocche mosse che ricoprono le orecchie.

Il ragazzo proveniva da Claudiopoli (Bitinia) e Adriano con tutta probabilità lo incontrò durante il soggiorno in Asia minore avvenuto nel biennio 123/24. Per l’ambiente contemporaneo non era tanto l’inclinazione omoerotica dell’imperatore nei confronti degli adolescenti ad essere irritante – tali rapporti erano sempre stati evidenti anche nel predecessore Traiano – quanto l’insolita apoteosi assegnatagli post-mortem, del tutto simile al culto imperiale e appartenente di diritto solamente alla famiglia reale, nonché l’allontanamento definitivo dalla moglie e la profonda malinconia che caratterizza i suoi ultimi anni di regno, accresciuta anche dalla perdita di lì a breve dell’amata sorella Paulina (la quale non ebbe peraltro mai gli onori che furono attribuiti ad Antinoo in quanto pare considerasse l’abbandono sentimentale del fratello sconveniente ed eccessivo).
Immediatamente cominciarono inoltre anche a circolare voci su quelle che in realtà avrebbero dovuto essere state le effettive circostante dell’incidente occorso ad Antinoo; oltre alla morte naturale cadendo nel fiume per poi annegare subito dopo, sorsero anche interpretazioni alternative per cui l’adolescente si sarebbe suicidato perché rischiava di non rimanere ancora per molto nelle grazie dell’imperatore in quanto cominciava perdere le attrattive specifiche dell’adolescenza; ma si ipotizzò anche la morte sacrificale a carattere magico-rituale nell’intento di donare la piena salute ad Adriano che in quel periodo era tornata ad essere alquanto cagionevole.
Adriano e Antinoo, disegno del pittore e incisore francese ottocentesco Pierre Bouillon.
Il modello della deificazione postuma dei propri cari – la quale iniziò a verificarsi durante l’ellenismo tra i vari sovrani del vicino oriente – fu Alessandro magno, che attribuì egli stesso onori e culto da eroe all’amatissimo compagno Efestione dopo la sua sopravvenuta dipartita. Ma la portata della venerazione nei confronti di Antinoo fu tale da includere anche il catasterismo: Adriano affermò cioè di aver veduto brillare in cielo la stella dell’amato e lo volle pertanto tramutare in una costellazione col suo nome, quella di Antinoo (costellazione).
La fede nella divinità del giovane uomo morto, risorto e assunto in cielo apparve in varie forme e ottenne ampia diffusione, non solo nella parte più orientale dell’impero, ma anche in Grecia ed Asia minore fino a giungere in Italia[40]; avendo un seguito tra le masse popolari che si ricollegavano a lui nella loro stessa speranza in una futura vita eterna, il suo volto iniziò ad apparire anche in lampade, vasi di bronzo e altri oggetti dell’esistenza più quotidiana. Solamente di Augusto e dello stesso Adriano ci sono state tramandate un numero di immagini superiore a quelle che imprimono le fattezze di Antinoo