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Ceramiche e laboratori Caccia & Pesca dell’Età del Bronzo trovati in queste ore nel Piacentino


La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Parma e Piacenza comunica, in queste ore, che nel corso della realizzazione di un nuovo impianto di sollevamento in località Ronchi di Caorso (Pc a opera del Consorzio di Bonifica di Piacenza, è stato riportato in luce, nell’ambito della procedura di verifica preventiva dell’interesse archeologico, un importante villaggio dell’età del bronzo, già noto nell’800.

© Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Parma e Piacenza

“Il villaggio di Rovere di Caorso, individuato nel 1865 durante i lavori di costruzione di una strada e oggetto di attività di estrazione del deposito archeologico – “marna”- a scopi agricoli, – afferma la Soprintendenza – fu sistematicamente indagato tra il 1891 e il 1896 da Luigi Scotti; gli scavi misero in luce diversi elementi strutturali che, interpretati da Scotti sul paradigmatico modello delle Terramare delineato in quegli anni, testimoniavano un villaggio di forma quadrangolare, perimetrato da un ampio fossato, con capanne su piattaforme lignee, disposte lungo vie a sviluppo ortogonale”.

L’area in cui sta avvenendo lo scavo © Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Parma e Piacenza
© Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Parma e Piacenza

Gli scavi appena condotti che hanno interessato un’area dall’estensione di circa 1500 mq – proseguono gli studiosi – rappresentano una preziosa occasione di acquisizione di nuovi dati e di revisione di quanto noto sull’importante sito di Rovere di Caorso. Le attività di scavo hanno rivelato una significativa porzione del villaggio, di cui è possibile delineare interamente lo sviluppo planimetrico in senso E-W, indiziato dalla presenza di strutture abitative (capanne su impalcato ligneo), perimetrali (fossato) e produttive (fornaci da ceramica). Purtroppo, il deposito archeologico era già fortemente intaccato dalle attività di cava di marna dell’800 e molte delle strutture archeologiche risultano spesso incomplete, rendendo difficoltosa la lettura dell’impianto del villaggio in alcuni punti.

Resti ceramici riemergono durante lo scavo © Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Parma e Piacenza

Un grosso amo da pesca in bronzo recuperato nel corso dell’intervento preventivo © Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Parma e Piacenza

Forma per la fusione di utensili in bronzo © Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Parma e Piacenza

“Ulteriori attività produttive sono testimoniate dalla dispersione in ristrette aree di manufatti legati a produzioni metallurgiche (forme di fusione, scorie e ugelli) e dalla cospicua presenza di reperti indizianti la produzione di filati e tessili (fusaiole e pesi da telaio). – argomenta la Soprintendenza – Significativi, sul piano della ricostruzione delle attività economiche svolte, sono un grosso amo in bronzo e resti di produzione di oggetti in palco di cervo, prova della pratica di caccia e pesca, e i frammenti di colini, probabilmente connessi a produzioni casearie”.
I materiali rinvenuti, a differenza di quanto recuperato dallo Scotti, si collocano nella recente età del Bronzo, ovvero in un arco cronologico compreso tra circa il 1300 e il 1200 a.C. Tra le ceramiche, le forme e alcune decorazioni rilevano contatti sia in ambito terramaricolo sia con i territori occidentali (Liguria, Piemonte e Lombardia), delineando così un’identità peculiare del villaggio, posto a cerniera tra differenti realtà culturali. I manufatti in bronzo, spesso in straordinarie condizioni conservative, testimoniano l’avanzato grado di sviluppo della tecnologia metallurgica, carattere tipico degli insediamenti di pianura dell’età del bronzo”.

Una fusaiola, utilizzata per l’attività tessile © Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Parma e Piacenza

L’intervento è finanziato dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS) tramite il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Tutte le attività di indagine archeologica sul campo sono state realizzate dalla ditta AR/S Archeosistemi.
Considerata la rilevanza scientifica dei rinvenimenti, che permetteranno di gettare luce su un contesto chiave per la comprensione delle dinamiche del popolamento del territorio piacentino durante l’età del bronzo, allo studio del sito parteciperà il Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna, nella cornice di una convenzione attualmente in fase di definizione.