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Cercate l'uomo nascosto in questa foto e in tante altre. Le opere di Liu Bolin. Il video


Liu Bolin (1973) è un artista cinese, noto per i suoi autoritratti fotografici, caratterizzati dalla fusione del corpo con l’area circostante, attraverso un accurato body-painting.
Liu Bolin si è diplomato a Pechino, presso il dipartimento di Scultura dell’Accademia Centrale d’Arte Applicata, allievo del famoso artista Sui Jianguo, suo maestro agli inizi della carriera. Attualmente vive e lavora a Pechino.Liu appartiene alla generazione dei primi anni ’90, tempi in cui la Cina rinacque dalle macerie della Rivoluzione Culturale e godette di un rapido sviluppo economico e di una relativa stabilità politica.
Dopo le sue prime mostre a Beijing nel 1998, il talento di Liu godette di una fama e riconoscenza internazionale grazie alla serie Hiding in the city in cui tocca i temi universali del rapporto tra uomo e natura e tra pensiero e potere politico. Questo suo tratto peculiare è iniziato nel 2005 quando il Suojia Village di Pechino, il villaggio degli artisti indipendenti dove risiedeva, venne smantellato nel novembre dalle autorità. In questa occasione si mimetizza con esso per la prima volta, volendo dimostrare la sua appartenenza a quel luogo.
Dall’ottobre 2008 Liu Bolin focalizza la sua attenzione sull’Italia, in particolare sulla conservazione del patrimonio storico-artistico del Bel Paese, in contrasto con quanto accade in Cina, in cui la distruzione di quartieri storici è sistematica e fisiologica per far spazio alla nuova edilizia delle megalopoli. Nello stesso anno ha inizio la collaborazione con la galleria Boxart di Verona che dà vita al ciclo derivato Hiding in Italy (Nascondersi in Italia).
Allo stesso modo, nel giugno del 2011, Liu Bolin crea delle opere intitolate Hiding in New York, nelle quali egli fonde aree simboliche newyorkesi nelle sue opere. L’anno successivo la rassegna personale al Museo Andersen A Secret Tour, in collaborazione con la galleria Boxart, raccoglie gli scatti delle opere fino ad allora realizzate nei luoghi più simbolici delle principali città italiane in cui l’artista si mimetizza avvalendosi di particolari tecniche come body-art, pittura e fotografia. L’anno successivo Liu Bolin torna in Italia con un nuovo progetto Fade in Italy, concentrandosi sulle eccellenze e sul patrimonio produttivo italiano, il cosiddetto made in Italy. Nel 2015 grazie al sostegno della galleria Boxart e la partecipazione della Comunità di Sant’Egidio viene realizzato a Catania il progetto Migrants, che racconta l’attuale fenomeno dei processi migratori dall’Africa all’Europa. Negli scatti di questo ciclo recente l’artista sceglie dei luoghi emblematici in cui mimetizzarsi, come i barconi su cui effettuano la traversata centinaia di migranti e alcune spiagge su cui essi approdano, o ancora la bandiera europea simbolo di un nuovo futuro. La serie di scatti verrà poi esposta ai Cantieri Culturali della Zisa all’interno della Biennale Arcipelago Mediterraneo (BAM), transiterà sempre nel 2017, al Museo d’Arte Contemporanea di Ramacca (Catania).
Dalla sua prima personale a Pechino nel 1998 il lavoro di Liu Bolin ha avuto sempre più riconoscimenti internazionali. Le sue fotografie e le sue sculture, oltre che nel distretto artistico di Dashanzi a Pechino, sono state esposte a Les Recontres d’Arles. Tra le sue mostre personali, da ricordare quella alla galleria d’arte Bertin-Toublanc a Parigi nel 2007, alla Galleria Boxart di Verona (2008), alla Fondazione Forma per la fotografia di Milano (2010), a New York nel 2011, al Museo H. C. Andersen di Roma (2012). L’anno successivo è stato invitato alla Biennale di Fotografia di Mosca in Russia. Nel 2013 per celebrare la visita del presidente statunitense Obama in Cina, Liu ritrasse un’effigie in suo onore. Un paio d’anni dopo ha partecipato al Festival Internazionale di Fotografia di Tokyo. Nel maggio 2016 Liu Bolin ha collaborato con il famoso street artist JR organizzando una performance di fronte al Museo del Louvre di Parigi in cui entrambi si mimetizzano con la piramide di fronte al museo, la quale, con affisse fotografie degli edifici circostanti, ha lo scopo di scomparire mimetizzandosi con le strutture dietro di essa.