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Chi amputò le gambe alle sculture, che poi iniziarono a sfaldarsi? Salvato il Compianto del Trecento


Che accadde a questo splendido gruppo scultoreo? Da dove giunse e perchè alle statue furono letteralmente tagliate le gambe? Tanti misteri che avvolgono il Compianto del Cristo morto, opera del XIV secolo, scolpita nella pietra, che era conservata in una nicchia stretta e bassa della chiesa del Santo Sepolcro del cimitero di Caprino Veronese, in Veneto.

Ora il gruppo, dopo sette anni trascorsi nei laboratori dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze, è tornato nel Comune veronese, dopo un restauro che ha permesso di consolidare la pietra – un calcare organaceo, cioè originato da un accumulo di resti di organismi animali e vegetali – e di donare alle statue una struttura che sostiene i busti e che sostituisce le gambe perdute.
L’opera – nel suo insieme – è composta dalla figura di Cristo deposto nel sudario attorniato da sei dolenti a grandezza naturale e originariamente era un insieme policromo. “Il complesso di statue, dai caratteri di forte pathos e accentuazioni di tipo espressionistico capaci di suscitare un intenso coinvolgimento emotivo nel riguardante, è attribuito al Maestro di Sant’Anastasia e collocato cronologicamente nella prima metà del XIV secolo. – dicono gli studiosi dell’Opificio delle Pietre dure, che hanno curato il restauro – Esso proviene dalla chiesa del Santo Sepolcro a Caprino Veronese da dove nel 1980 è stato trasferito, per ragioni di sicurezza, nel Museo civico di Villa Carlotti a Caprino. Le sculture in calcare organogeno, originariamente policrome, non sono scolpite a tutto tondo ma presentano molti dettagli nella parte frontale e laterale e solo segni di sbozzatura sul retro”.

Il gruppo con tutta la parte inferiore mancante com’era, nella nicchia della Chiesa di Caprino

“I segni brutali della mutilazione operata sui manufatti con una disomogenea resecazione orizzontale ha comportato la loro riduzione a una serie di busti disarticolati. – proseguono gli studiosi dell’Opificio delle Pietre dure – Questi con la parte inferiore variamente e gravemente scalpellata erano segnati da fessurazioni e rotture di varia entità e un processo diffuso di decoesione del materiale che si sfaldava al solo tatto. Consistenti gli interventi precedenti di risarcimento eseguiti con stuccature di malta cementizia o di gesso, impiegato anche per i rifacimenti delle parti mancanti e vari incollaggi. La superficie si presentava coperta da uno spesso deposito di polveri e alterata da stratificazioni di calce, da cui a tratti affioravano tracce di policromia eseguita a tempera.
L’opera venne trasferita al museo dopo i primi interventi conservativi

Le condizioni delle figure prima dell’intervento completo di restauro

Dai dati offerti dalle indagini effettuate emerge che le statue policrome siano state nel tempo private gradualmente del colore originale con ridipinture eseguite in date ancora da precisare”. A questi gravi problemi si erano aggiunte le lesioni create, in questo materiale friabile, dal terremoto del 2012. Le sculture sono rimaste sette anni nei laboratori fiorentini. Si è studiato il modo di intervenire sul materiale stesso. Poi è stata progettata la modalità per portare le statue ad altezza naturale e ciò è avvenuto attraverso attraverso un supporto complementare realizzato dopo la scansione dei busti e lavoro di integrazione delle linee. La parte ricostruita è stata realizzata in materiale sintetico da una stampante 3D.
Il gruppo è ora accolta in una teca grossa teca che consentirà di proteggere le sculture e di creare un ambiente molto umido – con un grado di umidità relativa particolarmente alto e compreso tra il 70 e il 75 per cento – indispensabile per la corretta conservazione della pietra organacea della quale il gruppo è composto.

Il Compianto come si presenta oggi, dopo l’intervento degli specialisti dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze

La presentazione del restauro e degli studi, quanto l’inaugurazione del restauro stesso, avverrà il 31 ottobre a Caprino Veronse.
Alla tavola rotonda “Compianto sul Cristo morto. Il ritorno del capolavoro del Maestro di Sant’Anastasia” seguirà la cerimonia di inaugurazione presso la Sede Municipale di Palazzo Carlotti con l’apertura ufficiale dell’opera *trecentesca del “Compianto” in presenza delle autorità, gli ospiti della tavola rotonda e Costantino D’Orazio, Storico dell’arte e saggista, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

Programma – Domenica 31 ottobre
COMPIANTO SUL CRISTO MORTO, Il ritorno del capolavoro del Maestro di Sant’Anastasia

Ore 10.00 accoglienza e saluto delle autorità
10.45 Il “Compianto sul Cristo Morto” di Caprino Veronese: Inquadramento critico, vicende conservative Dr. Luca Fabbri Funzionario storico dell’arte – SBAP-VR, RO, VI
11.15 Il restauro del Compianto di Caprino Veronese
Dr. M. Cristina Improta ex Dir. Settore restauro materiali lapidei OPD/Firenze
Dr. Riccardo Gennaioli Direttore Settore restauro materiali lapidei OPD/Firenze
Paola Lorenzi – Franca Sorella Restauratrici OPD/Firenze Settore restauro materiali lapidei
Buffet
14.00 Il “Compianto” oggi nel Museo Civico di Caprino Veronese. La conservazione programmata Dr. Eleonora Cigognetti Restauratrice
14.30 L’antica Chiesa caprinese del Sepolcro, sede originaria del “Compianto”
Prof. Giuliano Sala Indagine storica, Arch. Benati Martina e Ridolfi Giovanni Indagine archeologica
15.00 Prospettive ed oppurtunità turistico-culturali: Nuove modalità di fruizione dell’heritage Dr. Enrica Scopel Dirigente Istituto Tecnico Superiore per il Turismo
15,30 Il “Compianto” lungo i cammini della Corona. Renato Betta e Rinaldo Veronesi – Pro Loco Caprino Veronese
16.30 Il “Compianto”, un flusso di emozioni da Atene a New York, passando per Caprino Veronese Dr. Costantino D’Orazio Storico dell’arte e saggista, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
17.00 Chiusura del convegno e trasferimento presso la sede Municipale di Palazzo Carlotti con Inaugurazione Sala “Compianto” con la presenza di Costantino D’Orazio
Modera Simonetta Chesini, giornalista.