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Il meraviglioso castello del museo archeologico di Vulci, visto dal drone. Il breve filmato


Il Museo Archeologico di Vulci è un’istituzione statale dipendente dal Polo Museale del Lazio. Il Castello della Badia che lo ospita è una struttura attestata fin dal IX secolo, quando sul sito sorgeva l’abbazia benedettina fortificata di S. Mamiliano; di questo avamposto monastico è rimasta traccia, oltre che nei documenti archivistici, anche nel nome. Successivamente il castello fu oggetto di contese fino al 1430, anno in cui fu assegnato ai Farnese, e probabilmente al cardinale Alessandro Farnese si deve la costruzione dell’attuale corpo di fabbrica.

Con la caduta del Ducato di Castro il castello venne reintegrato nei possedimenti della Camera Apostolica e funzionò come sede della dogana pontificia col Granducato di Toscana. Dopo essere appartenuto, nel XIX secolo, prima a Luciano Bonaparte e poi, dal 1853, alla famiglia Torlonia, negli anni ‘60 del ‘900 venne acquisito dallo Stato per ospitare il Museo Archeologico di Vulci.

Il Museo fa parte dell’articolato sistema museale del Polo Museale del Lazio che, grazie alla diffusione sul territorio di competenza, esplica le attività di promozione del patrimonio archeologico posto sotto la sua tutela. In particolare il Museo è stato costituito nel 1975 ed offre un panorama completo della città etrusco-romana di Vulci: raccoglie infatti materiale proveniente da scavi effettuati dall’Ottocento ai primi anni 2000 soprattutto nelle vastissime necropoli, comprendenti circa 30.000 tombe (fra le quali la celeberrima “tomba François”) che coprono un arco temporale che va dall’età del Ferro al III-II sec. a.C. Il museo rispetta l’ordinamento cronologico dei reperti distribuiti su due piani dell’edificio. Specialmente per le produzioni ceramiche il museo offre un panorama cronologicamente e tipologicamente completo sulle attività produttive e sugli scambi commerciali dell’antico centro etrusco e romano: è privilegiata l’unitarietà dei contesti, esposti nella loro interezza; l’allestimento è volutamente improntato ad una semplicità che consente di apprezzare le sale dell’antica rocca.