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Il trucco di Leonardo per disegnare paesaggi perfetti. Ecco come faceva


a leonardo
Madonna del garofano, olio su tavola, 62 × 47.5 cm, Alte Pinakothek, Monaco
Negli scritti artistici di Leonardo da Vinci confluiti poi nel cosiddetto Trattato della pittura, un paragrafo si occupa della cosiddetta lucidatura dei paesaggi, che altro non è che il rilievo minuzioso di una veduta paesistica, fissata temporaneamente su un vetro e successivamente passata al foglio attraverso un disegno. Leonardo e ogni pittore non temevano l’utilizzo di elementi tecnici estranei alla pittura per giungere alla massima finalità del pittore stesso che, soprattutto grazie ai fiamminghi e all’arte italiana, puntavano alla incisività del dato reale o, comunque, alla verosimiglianza.
Per lucidare un vetro fissando su di esso l’immagine di un paesaggio si potevano, come consiglia a Leonardo, utilizzare il lapis o il pennello, tenendo il vetro a una certa distanza corrispondente ai tre quarti della lunghezza del braccio del pittore. Un occhio andava chiuso per evitare gli errori provocati dalla visione binoculare. La testa doveva doveva essere tenuta ferma.

Così sì procedeva a ricalcare i profili di boschi, monti, borghi, castelli, colline che apparivano strettamente connessi nelle distanze, conferendo alla ripresa la perfetta identità di quel dato paesaggio. Dobbiamo tener conto che il pittore operava su vetri lievemente ruvidi e, per questo, gli era possibile “ricalcare” ciò che vedeva, utilizzando una matita. Una volta ottenuto il rilievo perfetto del paesaggio che si voleva rappresentare, si procedeva al trasferimento dello stesso su un foglio di carta sottile e semi-trasparente che poteva essere base, con vari ingrandimenti proporzionati, del fondale di un dipinto. Leonardo, nelle sue opere, utilizzò quasi esclusivamente paesaggi simbolici, sviluppati su ricordi e appunti visivi, ma non sempre riportabili all’identificazione di una realtà geografica. La presenza delle montagne aveva infatti un significato simbolico importante nell’economia semantica del dipinto sacro poichè rappresentava Dio e, al tempo stesso, conferiva un’intensa solennità al dipinto stesso, consegnando la scena a una dimensione sovrumana. Leonardo aggiunge un aspetto non secondario nella sua pittura. Egli prescriveva ad ogni giovane pittore che il quadro fosse ultimato, nel paesaggio, con la prospettiva aerea. (Per conoscere e vedere la prospettiva aerea, cliccare sul nostro link, qui di seguito www.stilearte.it/leonardo-da-vinci-cose-la-prospettiva-aerea-e-come-si-ottiene/)

Leonardo da Vnci, Ritratto di Ginevra de' Benci, (particolare), olio su tavola, 42 × 37 cm
Leonardo da Vnci, Ritratto di Ginevra de’ Benci, (particolare), olio su tavola, 42 × 37 cm

87. Modo di ritrarre un sito col vetro. Leonardo da Vinci. Trattato sulla pittura
Abbi un vetro grande come un mezzo foglio reale, e quello ferma bene dinanzi agli occhi tuoi, cioè tra l’occhio e la cosa che tu vuoi ritrarre; poi poniti lontano con l’occhio al detto vetro due terzi di braccio, e ferma la testa con un istrumento, in modo che tu non possa muoverla punto. Dipoi serra, o copriti un occhio, e col pennello o con il lapis a matite segna sul vetro ciò che di là appare, e poi lucida con carta tal vetro, e spolverizzalo sopra buona carta, e dipingila, se ti piace, usando bene di poi la prospettiva aerea.
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