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L'abito del monaco per la principessa libertina, che si spogliava per amanti e pittori




Un ritratto in cui la principessa è calata nel proprio ruolo di seduttrice. Tra le mani tiene una corda con nodo d'amore, un simbolo qui reso inequivocabile. Alle sua destra un gatto, forse una gatta (chatte) che in francese popolare significa vulva-vagina con perfetta equipollenza con il nostro "figa-fica"
Un ritratto in cui la principessa è calata nel proprio ruolo di seduttrice. Tra le mani tiene una corda con nodo d’amore, un simbolo qui reso inequivocabile. Alle sua destra un gatto, forse una gatta (chatte) che in francese popolare significa vulva-vagina con perfetta equipollenza rispetto al nostro “figa-fica”.La tazza di cioccolata, molto amata dall’aristocrazia, non segna soltanto un contrasto evidente con la tenuta monacale, ma allude alla dolcezza del peccato carnale, che si riteneva favorito da questa bevanda


Nel XVIII secolo l’autonomia delle donne era ancora assai limitata. Poteva però accadere che una serie fortuita di circostanze ne portasse alcune, contro ogni previsione, a disporre liberamente della propria vita e del proprio destino: è il caso di Mademoiselle de Charolais. Luigi XIV e la sua favorita Madame de Montespan concepirono numerosi figli, tutti legittimati nel 1711 e innalzati al rango di principi di sangue reale. Nel 1685, il monarca decide di maritare Mademoiselle de Nantes, la figlia maggiore, a Luigi III di Borbone-Condé: dalla loro unione, nel 1695, nasce Louise-Anne di Borbone-Condé, che sarà detta Mademoiselle de Charolais.

A soli nove anni Louise-Anne, che dalla madre ha ereditato una radiosa bellezza, partecipa già a tutte le cerimonie ufficiali di corte. Dopo quattro anni di educazione in convento, viene affidata a insegnanti privati. Dimostra subito un carattere forte, che rifiuta qualsiasi tipo di sottomissione: appena quindicenne, si invaghisce del giovane maestro di musica e ne fa il suo primo amante. Al tempo, per le nobildonne era prevista l’imposizione di un matrimonio che, salvo casi rarissimi, mirava esclusivamente all’unione di famiglie facoltose, che in questo modo potevano ampliare le proprie ricchezze e aumentare i titoli nobiliari: e un matrimonio di interesse era il destino al quale anche Louise-Anne avrebbe dovuto rassegnarsi. Sebbene il Re Sole fosse a conoscenza del comportamento non certo irreprensibile di Mademoiselle, nutriva una predilezione per la nipotina e per lei immaginava nozze degne di una principessa.
Un composto ritratto della principessa
Un composto ritratto della principessa


E’ proprio allora che una serie di eventi luttuosi cambia il futuro di Louise-Anne. Nel 1709 muore il padre, Luigi III di Borbone-Condé; quindi scompare il nonno paterno, e nel 1715 è la volta di Luigi XIV. Liberata dagli obblighi che il ramo maschile della sua famiglia avrebbe potuto imporle, la giovane inizia ad assaporare l’idea di una libertà incondizionata e rifiuta il matrimonio, scegliendo di trasgredire alle regole cui tradizionalmente dovevano sottostare tutte le donne del suo censo. In breve diventa l’amante di Armand Jean, duca di Richelieu, che, sebbene lusingato dalle attenzioni della principessa, la farà spesso soffrire a causa della propria infedeltà. All’età di ventidue anni Mademoiselle de Charolais è in attesa del primo figlio, ma Armand rifiuta di occuparsene, cosicché Louise-Anne partorisce lontano dalla corte e affida il nascituro alle cure di una nutrice. Di figli in seguito ne avrà altri, non si sa esattamente quanti: e comunque, nessuno di loro comparirà nel suo testamento come possibile erede.
Dopo il duca di Richelieu, diversi uomini potranno ambire alle grazie di lei, che, alla soglia dei trent’anni, già non disdegna amanti più giovani. Proprio a quest’epoca risalgono i ritratti che la renderanno celebre. Sono dipinti che stimolano la curiosità e le critiche dei contemporanei. A differenza dello stereotipato ritratto di corte, che vede l’effigiato indossare un abito sontuoso impreziosito da gioielli e circondato da simboli allegorici, Mademoiselle de Charolais veste i panni di un monaco francescano. C’è chi si affretta ad affermare che il suo intento è probabilmente quello di apparire umile, usando l’immagine per dichiarare il proprio zelo nel seguire le regole dell’ordine. Certo, Louise-Anne conserva la fede religiosa. Partecipa a tutte le opere pie della corte, assiste alla messa quotidiana del re, è presente alle processioni ufficiali, si confessa e si comunica regolarmente. Tuttavia, l’abito scelto dalla principessa non corrisponde a quello tradizionalmente indossato dalle monache clarisse, bensì – come detto – al saio riservato ai frati. Perché? Non per spirito di penitenza, né per provocazione o eccesso di misticismo, ma per semplice comodità personale. Una dama di rango necessita infatti di tempi lunghissimi per spogliarsi. La moda dell’epoca esige una quantità impressionante di crinoline, sottogonne, nastri, corpetti e pettorine.
Per togliere l’abito è inevitabile fare appello ad una cameriera personale, ma la reiterata attesa rischia fatalmente di spegnere gli ardori di un amante impaziente. Mademoiselle de Charolais ha scoperto la soluzione ideale. E’ sufficiente slegare la cintura e il vestito scivola a terra in pochi istanti. I più famosi artisti di corte, come Natoire, Gobert e Nattier, la ritraggono in tale abito inatteso. I dipinti sono destinati agli appartamenti privati della principessa, e solo pochi intimi posso contemplarli. Il belletto e i capelli incipriati sarebbero sufficienti a testimoniare che il saio indossato da Louise-Anne non costituisce un riferimento religioso, mentre l’atto di sciogliere il nodo – il nodo d’amore -, ripetuto in ogni quadro, non lascia dubbi sul vero significato del travestimento. Se la vista di questi ritratti è riservata agli amici più stretti, Van Loo e Rosalba Carriera ne eseguono altri in abbigliamenti più conformi allo status di principessa, ma la posa appare affettata e l’intera composizione senza dubbio meno originale. Con la maggiore età del cugino Luigi XV, Mademoiselle de Charolais decide di usare tutta la sua esperienza in campo amoroso per deviare il re dai propri obblighi coniugali e “farlo vivere”, dice, “il meno a lungo possibile come un comune borghese”: è lei così a spingere Louise de Mailly tra le braccia di Luigi, e in seguito sarà sempre lei a scegliere la sorella minore di Louise, Pauline de Vintimille, come amante reale. Louise-Anne e il sovrano nutrono affetto e simpatia reciproci: Sua Maestà adora l’allegria di lei, si reca spesso a farle visita nei suoi palazzi e la chiama ma cousine. Tuttavia, Louise-Anne non è solo una donna attraente e disinibita. Grazie a Richelieu conosce Voltaire e nasce tra loro una vera amicizia. Condividono lo stesso gusto per la libertà, la stessa vivacità di spirito e una certa licenziosità. Nel 1728 Voltaire ha occasione di vedere uno dei ritratti privati di Mademoiselle, e ne rimane a tal punto colpito da scrivere questi versi in suo onore: Frère Ange de Charolais / Dis-nous par quelle aventure / Le cordon de Saint-François / Sert à Vénus de ceinture… Louise-Anne è colta e curiosa. Lettrice appassionata, colloca la ricchissima biblioteca personale nel Grand Salon del suo castello d’Athis. All’interno del castello fa costruire anche una cappella segreta, collegata al nucleo centrale dell’edificio mediante una galleria: se ne serve quando è in preda a uno dei non infrequenti attacchi di misticismo. La principessa di Borbone-Condé si spegne l’8 aprile 1758 e viene sepolta nel convento parigino delle Carmelitane, in Rue Saint-Jacques. Neppure Luigi XV vorrà mancare all’estremo omaggio a ma cousine, alla donna bellissima che vestiva il saio.
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STILE ARTE 2007

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