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L'arte e la lingua degli Occitani d'Italia



In Italia sono riconosciute dodici Minoranze Linguistiche Storiche, ovvero etnie di lingua non italiana, che, nel corso della storia si sono variamente stanziate e integrate sul territorio nazionale fino a diventare una parte essenziale della nostra complessiva identità di italiani.
 
Il progetto “Gli Italiani dell’Altrove” vuole contribuire a mettere in luce la realtà storica e contemporanea delle Minoranze Linguistiche Storiche d’Italia, con il loro peculiare patrimonio culturale immateriale. In particolare, s’intende richiamare l’esperienza storica condivisa di accoglienza e integrazione, ma anche di conservazione dell’identità di “altri” che vengono da “altrove”, senza dimenticare l’attualità del tema dell’immigrazione del nostro Paese. Si è scelto di chiedere un contributo a studiosi e protagonisti di queste storie di accoglienza, e di proporre un’immagine viva delle Minoranze Linguistiche Storiche d’Italia dando spazio anche a reading letterari, musica, tradizione alimentare. Si è iniziato con gli Arbëreshë, in considerazione del fatto che nel 2012 si è celebrato anche da parte italiana il centenario dell’indipendenza albanese, si è continuato nel 2013 con i Croati del Molise, salutando l’ingresso della Croazia in EU, si prosegue con gli Occitani. Gli Occitani – che appartengono al ceppo linguistico e culturale franco-provenzale – in Italia risiedono delle cosiddette “valli occitane” del Piemonte sud-occidentale, a ridosso delle Alpi Cozie e delle Alpi Marittime. in Italia meridionale, il solo comune di Guardia Piemontese in Calabria, fondato intorno al XIII secolo da profughi valdesi parla la lingua occitana. Il contesto istituzionale (l’Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia con il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari) nel quale si propone il progetto testimonia l’attenzione che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali attraverso le sue strutture specialistiche, dedica alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale immateriale.
 
Tuttora è in corso la discussione politica su importanti scelte in materia di tutela e riconoscimento e sugli strumenti legislativi messi a disposizione delle Minoranze per continuare ad esistere con vigore e significatività. Le storie di immigrazione e integrazione di cui le Minoranze Linguistiche Storiche in Italia sono testimonianza vivente, rappresentano una parte consolidata del loro patrimonio culturale immateriale e riguardano il tema attualissimo del rapporto fra diverse etnie e culture che, appartenendo ad un’unica nazione, cercano costantemente di trovare un equilibrio di convivenza. occitani balli occitani   Importanti testimonianze sulle diverse radici culturali italiane sono conservate al Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari (MAT) a Roma nel quartiere dell’EUR.   Il museo raccoglie oggetti che testimoniano le arti e le tradizioni popolari tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX, documentando la vita quotidiana, il lavoro e la religiosità popolare nel periodo precedente all’industrializzazione. Il nucleo principale delle collezioni venne raccolto alla fine dell’800 e nei primissimi anni del ‘900 dall’etnologo Lamberto Loria (1855-1913) e venne esposto alla Mostra etnografica di Roma del 1911 in occasione delle celebrazioni del Cinquantenario dell’Unità d’Italia. Le collezioni, arricchite di numerose acquisizioni e donazioni, sono state collocate nell’attuale sede dell’EUR nel 1956.
 
Il Museo ospita inoltre mostre tematiche su arti e tradizioni popolari italiane ed estere, nonché mostre di arte contemporanea di autori le cui opere sono realizzate con metodi e materiali riconducibili alla tradizione. Museo è ordinato secondo i seguenti temi: La terra e le risorse, Vivere e abitare, Riti, feste e cerimonie. Piano terra: Sistemi di trasporto. Sono esposti i tre principali sistemi di trasporto usati tra Otto e Novecento nel lavoro dai contadini e dai pastori: il trasporto diretto dei carichi da parte dell’uomo, quello su animali da soma e quello a trazione animale o umana, a sua volta articolato in veicoli d’uso agricolo e pastorale e in veicoli usati dai carrettieri. Tra i numerosi oggetti esposti (carri, gioghi, tregge, slitte…) anche due esemplari di carretti siciliani, uno di origine catanese e l’altro palermitano, un biroccio marchigiano e un carro da vino tipico delle campagne romane.
Primo piano: Macchine processionali. Il Museo possiede ed espone alcuni importanti modelli delle più significative macchine processionali per la tradizione di religiosità popolare in Italia, la maggior parte delle quali erano state realizzate per la Mostra del 1911. Tra queste la Varia di Palmi, i Gigli di Nola, i Ceri di Gubbio; è inoltre esposta parte della viterbese Macchina di Santa Rosa Ali di luce usata per le processioni tra 2002 e 2008. Salone d’onore. Nel Salone d’Onore è esposta una selezione delle raccolte storiche del Museo dal 1906: dagli oggetti riconducibili a Lamberto Loria alle acquisizioni di Paolo Toschi, tali oggetti narrano la storia delle collezioni e, nello stesso tempo, ne rappresentano le diverse tematiche.
Lavoro agricolo. In questa sezione sono illustrate le varie fasi del lavoro agricolo dall’aratura, seguita dalla seminazione, momento iniziale del ciclo produttivo del grano, alla mietitura e alla trebbiatura, momenti conclusivi per i quali venivano usati gli attrezzi esposti: zappe, zapponi, zappette, vanghe e aratri, arpici e tridenti, falci e falcetti, tavole e pietre da trebbia, forconi e rastrelli, pale e crivelli. Sono esposti inoltre un torchio da vino e uno da olio. Lavoro pastorale. Sono qui rappresentate due forme di allevamento del bestiame da latte (ovini, caprini e bovini): la transumanza praticata dai pastori abruzzesi è documentata nei suoi vari aspetti fin dal momento della migrazione degli stessi lungo i tratturi (le larghe vie erbose di antichissime origini che conducevano dall’Appennino al Tavoliere delle Puglie), dai basti per muli e asini usati per il trasporto delle varie masserizie, agli stazzi – i recinti per gli ovini -, alle attrezzature per la lavorazione del latte, alla cassa per l’equipaggiamento del pastore. Pratiche venatorie. Sono esposti gli accessori d’uso più comune nella pratica venatoria: fucili, coltelli, fiaschette da polvere da sparo di corno, zucca, pelle, metallo; inoltre trappole e fischietti. Lavoro marinaro. La sala presenta una serie di modellini di imbarcazioni provenienti dalla collezione Loria, che documentano le differenti tipologie in uso in ambito popolare; sono inoltre raccolti attrezzi marinari quali nasse, reti, fiocine, paranze e altri oggetti tipici del lavoro marinaro, nonché modelli di vele al terzo con gli antichi emblemi della città di San Benedetto del Tronto. È inoltre esposta la gondola realizzata a fine ‘800 per la visita a Venezia della Regina Margherita, e con essa alcuni abiti da gondoliere. Mestieri e mestieranti. In questa sezione sono esposte le insegne delle locande e delle botteghe degli artigiani, come quelle del tabaccaio, del barbiere, del farmacista, dell’orafo. Nelle vetrine inoltre sono in mostra gli strumenti da lavoro delle botteghe del fabbro, del bottaio, del falegname e di venditori ambulanti quali l’acqualiolo.
 
Abitazione e gesti del quotidiano. La sezione è dedicata all’abitazione e alla vita domestica con materiali che documentano l’architettura tradizionale, il lavoro domestico, l’arredo, il corredo e la dimensione religiosa della casa. Sono esposti plastici di abitazioni tradizionali come le case rurali o i trulli, e oggetti di arredo (madie, casse), accessori legati alla vita domestica quali recipienti per la cottura (paioli, pentole, padelle, tegami) o per la conservazione del cibo (vasi, brocche, recipenti in terracotta di Caltagirone). Inoltre materiali relativi all’attività della filatura: arcolai e filatoi, rocche, fusi, aspi e incannatoi. Ciclo della vita. In questa sezione sono raccolti oggetti relativi alle diverse fasi dello sviluppo dell’individuo scandite – secondo tradizione – dai “riti di passaggio”. L’ infanzia è documentata con l’esposizione di culle, girelli, fasce, vestitini e giocattoli. Qui sono anche collocati due grandi presepi realizzati con pastori napoletani Sette-Ottocenteschi, pezzi di grande valore storico che rappresentano i personaggi tipici della tradizione: pastori che portano doni, suonatori, Re Magi, venditori e più in generale scene di mercato, di locande e osterie, nonché la colonna romana a segnare il luogo dell’avvento. Il matrimonio è testimoniato da abiti nuziali, cassapanche per il corredo e oggetti come fazzoletti, rocche, pegni d’amore e doni di fidanzamento. Infine il momento della morte è documentato dai costumi del lutto, turiboli e croci in ferro battuto.
 
Il tempo della festa. Sono qui conservate le maschere del Corteo dei mesi di San Sosti, paese in provincia di Cosenza: si tratta di dodici maschere (con l’aggiunta della maschera della moglie d’Aprile e del Capodanno) ciascuna delle quali portava oggetti allusivi ai diversi mesi dell’anno e sfilando in corteo recitava versi in dialetto. Sono inoltre esposti dei modelli in scala di macchine processionali come il Carro di S. Rosalia di Palermo, il Cereo di Catania, il Carro di Seminara. Infine alcune maschere della Commedia dell’Arte e del teatro popolare, frutto di una ricostruzione storica voluta da Loria per la Mostra del 1911: Arlecchino e Arlecchina, Trivellino (personaggio di tradizione settentrionale), Pulcinella, Pantalone e uno dei personaggi più antichi dello spettacolo itinerante, il giovane e vanaglorioso Capitano che alcuni ricollegano al Miles Gloriosus plautino.
 
Il suono della tradizione. Sono esposti strumenti di musica popolare, risalenti per la maggior parte alla fine dell’800 e agli inizi del ‘900, e provenienti da varie regioni d’Italia, in prevalenza da quelle meridionali e dalle isole. Gli strumenti sono ripartiti nella quattro classi degli idiofoni (triccheballacche, raganelle, scacciapensieri, campanacci), membranofoni (caccavelle o putipù, tamburelli), aerofoni (flauti, ocarine, ciaramelle, fisarmoniche) e cordofoni (chitarra battente, mandolini, salteri). Giochi e spettacoli di piazza. La sezione è dedicata agli spettacoli e ai giochi eseguiti in occasioni festive nelle fiere e nelle piazze. I fieranti si distinguevano per la loro appartenenza a comunità ambulanti ed erano detti scarpinanti o viaggiatori. Gli oggetti esposti appartengono al teatro di figura e sono di tre fondamentali tipologie: burattini (figure a guanto mosse dalle mani di un solo burattinaio); marionette (figure a più fili mosse dall’alto) diffuse quasi esclusivamente presso le classi elevate; e pupi (marionette mosse dall’alto da aste di ferro) dei quali il Museo conserva esemplari della tradizione siciliana e rari esempi di pupi romani.
 
Fogge e ornamenti. Nella sala sono esposti abiti e ornamenti della tradizione popolare originali dell’800 o fatti realizzare da Loria ad inizio ‘900 per la Mostra Etnografica e Regionale del 1911. Caratterizzati da una forte connotazione di identità locale, i costumi traggono probabilmente origine dall’uso di segnalare tramite l’abito la propria appartenenza territoriale o politica. In particolare è esposto un abito femminile per ciascuna delle 20 regioni italiane cui sono affiancati preziosi monili e oggetti della tradizione popolare.
 
Sala mostre temporanee. Vengono qui allestite mostre tematiche su arti e tradizioni popolari italiane ed estere, nonché mostre di arte contemporanea di autori le cui opere sono realizzate con metodi e materiali riconducibili alla tradizione. Sala delle colonne. La sala è allestita con ceramiche provenienti principalmente da Grottaglie, che testimoniano questa antica tradizione artigianale diffusa in modo particolare in terra di Puglia, e più in generale nel meridione d’Italia. Tra i numerosi oggetti esposti anche i celebri pomi (in dialetto pumi) un tempo utilizzati per decorare balconi e terrazze.
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