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Le stilettate di Zana. Con le rondini di Manet. Nessuno più pensa a queste ali lievi e poetiche


Edouard Manet, “Rondini”, 1873 – Olio su tela, 65,5 x 81 cm, Stiftung Sammlung E.G. Bührle, Zurigo
STILETTATE
diTonino Zana
​Sono scomparse o sparite dalla nostra mente? Oggi ho contato centotrenta gabbiani arrivati dal Garda nella pianura a trovare cibo, ho avvistato fiumi di uccelli a sera, svariare nel cielo come nuvole, ho osservato i fili della luce corrente, i cornicioni, certi brevissimi sbalzi sotto i tetti e non ho visto una rondine che è una.
Da qualche anno, la rondine, né una né cento, non fa primavera. Passano di moda anche le rondini? E’ stato per la nostra infanzia e adolescenza tribale, un uccello intoccabile. A chi accadde di uccidere la rondine con una carabina o il trassassi comparvero per mesi sensi di colpa confessati soltanto al compagno di banco.
Ora, le rondini non sono nel vocabolario dell’animalist correct. Fortissimi i gatti, sempreverdi i cani, protetti i siluri, le talpe, gli orsi e i cinghiali, anche il boa scappato dal circo tenuto sotto protezione per non parlare dei topi, molto emergenti. Sempre sfigato il porcello.
La rondine è stata messa in castigo. Un tempo, il mio tempo, la insignì di essere l’uccello più amico di Cristo, gli levò una spina dalla corona sul Golgota.
La rondine non è un partito che va su e giù con una velocità supersonica, la rondine non è un cantante sparito da una Sanremo all’altra, la rondine non è l’arte della pittura messa in un angolo per l’ignoranza mai ammessa della vita culturale e politica.
No, la rondine è la rondine. Va riavvistata, porta bene, con crediti leggendari, amica di migliaia di infanzie. Non dovrà mica iscriversi a Fratelli d’Italia per ritornare a galla.
Promesso, domani vado in cerca di rondini pronto a sconfessarmi sulla loro messa in parentesi.