Ascoltate le musiche – senza discorsi diretti – e guardate le immagini di questo filmato – in fondo alla pagina – spezzoni di Anonimo Veneziano (1970), film diretto da Enrico Maria Salerno, tratto dalla sceneggiatura dello scrittore Giuseppe Berto. Anche grazie alle musiche dolci, coinvolgenti, e struggenti, il film ebbe un enorme successo di pubblico, mentre fu attaccato dalla critica. Berto, lo sceneggiatore, sviluppò il tema di amore e morte, già ampiamente esplorato, nel contesto dell città lagunare, da numerosi autori, tra i quali Thomas Mann con Morte a Venezia. Indimenticabili risultano i volti di Florinda Bolkan e Tony Musante. In Italia il successo fu superiore anche a quello dell’analoga pellicola hollywoodiana Love Story.
Trama
Enrico è un oboista della Fenice di Venezia che non è riuscito a diventare un grande direttore d’orchestra come sperava. Dopo aver appreso di essere ammalato di un tumore incurabile, decide di invitare a Venezia sua moglie, da cui è separato da anni e con cui ha avuto un figlio. Lei, Valeria, acconsente nonostante il timore che la richiesta possa rivelarsi un tentativo di riconciliazione o, peggio, un ricatto nei confronti del suo nuovo compagno di vita, un uomo maturo e benestante di Ferrara con cui lei ha costruito una nuova famiglia: in Italia una legge sul divorzio, infatti, non esiste ancora.
Ma all’arrivo della donna, Enrico rinuncia a rivelarle di essere malato. I due trascorrono la giornata girovagando in una Venezia splendida ma profondamente malinconica e decadente e, alternando furiosi alterchi a teneri momenti, rivivono i bei tempi passati insieme. Lei capisce di amare ancora Enrico e quando questi le confida di essere ammalato e di avere ancora poco da vivere, Valeria gli si concede un’ultima volta, nella consapevolezza che oramai è troppo tardi per tornare indietro e cambiare il corso delle loro vite.
Alla fine del film, quando termina la giornata, i due si congedano consapevoli che non ci saranno altre occasioni per rivedersi. Mentre lei si allontana di corsa e in lacrime dalla chiesa sconsacrata trasformata in studio di registrazione, Enrico dirige con passione un’orchestra di studenti nel concerto di un “anonimo” autore di origine veneziana che diventa così colonna sonora del finale.
Ascoltando la musica facciamo attenzione. Tutta la prima parte dello spezzone – fino a un momento prima del punto in cui Tony Musante è in teatro e suona l’oboe – è musicata del maestro Stelvio Cipriani, che trova un tema romantico inserendolo in un’atmosfera che trae modernità dal barocco sentimentale. Il pezzo originale del Settecento, definito anonimo, inizia nel momento in cui le riprese avvengono , appunto, nel teatro. Si tratta del Secondo movimento (Adagio) del Concerto in Re minore per oboe, archi e basso continuo, del nobiluomo e musicista “dilettante” Alessandro Marcello, (Venezia, 1º febbraio 1673 – Venezia, 19 giugno 1747), che piacque già molto all’epoca, tanto che Johann Sebastian Bach ne fece una trascrizione per clavicembalo (BWV 974). Il barocco veneto contiene spesso pezzi che traggono origine da canti struggenti e pieni di sentimento, che è qui ben più intenso che nello stesso Vivaldi. Ritenuto un pezzo anonimo, fu poi attribuito a Benedetto Marcello, uomo di musica, cultura e politica, che morì a Brescia, durante il suo soggiorno amministrativo nella terraferma – è sepolto nella chiesa bresciana di San Giuseppe – e infine al fratello maggiore, Alessandro. Nel video, qui sotto, il Concerto per oboe finisce poco prima delle immagini dei due protagonisti su una gondola. Da lì in avanti torna invece il tema moderno di Cipriani.
DURATA DEL VIDEO: 9 MINUTI
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