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Maddalena Granziera, la fotografia dei ricordi è come ombra di un'orma impressa nella neve


Stile arte intervista Maddalena Granziera, insignita del premio finalisti del Nocivelli 2018.

https://www.premionocivelli.it/opera/you-love-walk-its-matter-fact

Iniziamo con una breve scheda anagrafica, come se leggessimo una carta d’identità. Sotto il profilo della produzione artistica può immediatamente specificare il suo orientamento stilistico ed espressivo?
L’artista Maddalena Granziera

Mi chiamo Maddalena Granziera sono nata a Treviso nel 1991 e attualmente risiedo e lavoro nella stessa provincia. Ho conseguito la laurea specialistica in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. La mia ricerca artistica si basa sull’utilizzo e la sperimentazione della pittura e della fotografia. L’indagine si concentra sull’esplorazione del paesaggio e dei suoi elementi formali e qualitativi, privilegiandone il loro potenziale espressivo. In pittura la realtà viene filtrata attraverso l’utilizzo del colore che dà forma a spazi contenenti figure ricorrenti d’ispirazione geometrica. L’immagine che si crea è la raffigurazione di un luogo indefinito in cui la realtà tende all’astrazione, fine che cerco di perseguire tramite l’utilizzo delle tecniche espressive del mio linguaggio.
Nell’ambito dell’arte, della filosofia, della politica, del cinema o della letteratura chi e quali opere hanno successivamente inciso, in modo più intenso, sulla sua produzione? Perché?
Sono attratta da molti esponenti diversi del più ampio ambiente artistico e spesso una lettura, una sequenza cinematografica o un’installazione finiscono più o meno consciamente per ampliare il pozzo delle cose da cui attingo. Non esiste un’unica corrente che influenza il mio operato, ma posso dire che nel campo delle arti visive le ricerche che maggiormente osservo e che sento vicine sono quelle dei fotografi Luigi Ghirri, Adam Jeppesen, Ward Roberts e della Scuola di Düsseldorf in generale. Sicuramente le atmosfere sospese di De Chirico, il tonalismo di Mark Rothko e la prima pittura evanescente di Gerhard Richter. Non meno importanti per me Thea Djordjadze, Rachel Whiteread, Robert Smithson e molti altri… E poi un sacco di musica diversa, i racconti di Italo Calvino, moltissimo cinema tra cui sicuramente David Lynch con le sue sequenze oniriche e surreali.
Grande protagonista comunque rimane sempre il paesaggio che mi circonda e più è essenziale e più ne sono attratta.
Può analizzare nei temi e nei contenuti l’opera da lei realizzata e presentata al Premio Nocivelli, illustrando le modalità operative che hanno portato alla realizzazione?
L’opera You love to walk, it’s a matter of fact è composta da 8 trasferimenti fotografici su due tele. Le immagini, precedentemente impresse su carta con una normale stampante inkjet, sono state poi trasferite sulla tela tramite l’utilizzo di uno smacchiatore. Gli scatti sono stati realizzati in diversi luoghi durante lo scorso anno, mentre facevo alcune camminate nei pressi di casa o nelle montagne delle Dolomiti. La lettura va da sinistra a destra, considerando le due tele insieme, e ogni riga riporta un luogo differente, per un totale di quattro diverse zone. Ho lasciato degli spazi vuoti perché volevo conferire più ampio respiro alle immagini e allo stesso tempo creare una narrazione visiva non convenzionale, concettualmente in linea con il passaggio temporale. Le immagini sbiadite ed evanescenti rimandano ai ricordi visivi che cerchiamo di imprimere nella memoria e che per loro natura perdono di concretezza e nel tempo mutano d’aspetto. Il titolo, infine, è la citazione del primo verso di una canzone in cui mi vedo riconosciuta.

Sent by Barbara Bongetta

 
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