Press "Enter" to skip to content

Restaurata La Venere con fauno di Canova. Scoperti i segreti tecnici dell’artista in pittura


Nel nuovo allestimento della Casa natale di Antonio Canova, inaugurato lo scorso 16 ottobre, è possibile ammirare nuovamente il dipinto della Venere con Fauno dopo il restauro. Lo comunica il Museo Gypsotheca Antonio Canova.

Il dipinto necessitava di un restauro in quanto la superficie pittorica era molto irregolare, con crettatura ampia e marcata; in diversi punti il colore era sollevato e distaccato dal supporto, denunciando una situazione di precario equilibrio che faceva presagire la caduta di porzioni di pittura.

La Venere con fauno, datato 1792, opera di Antonio Canova, è un dipinto ad olio su preparazione chiara, probabilmente gesso e colla (di spessore abbastanza consistente), e supporto in tela, presumibilmente di lino. Il dipinto raffigura una Venere nuda stesa su un divano riccamente decorato all’antica; viene colta nel momento in cui si scopre le gambe e, ai suoi piedi, sbuca un fauno dallo sguardo ammiccante, totalmente attratto dalla donna. L’opera fu realizzata dall’Artista nel suo primo soggiorno romano e si possono notare evidenti riferimenti all’arte veneziana di Giorgione e Tiziano. La posa della Venere con fauno verrà poi utilizzata per Paolina Bonaparte come Venere Vincitrice, eseguita nel 1804-1808, statua che rappresenta la sorella di Napoleone come Venere vincitrice con il pomo di Paride nella mano sinistra, eseguita su commissione del marito, il principe Camillo Borghese.

Il dettaglio più sbalorditivo di questo quadro è il colore dell’incarnato della Venere, estremamente realistico. Molto interessante, inoltre, è anche il modo con il quale Antonio Canova approccia l’atto di dipingere, a volte sembra che voglia “scolpire” i suoi dipinti. Sebbene riprenda Giorgione con le velature e sfumature tonali dei suoi dipinti, ci sono dei dettagli nelle sue opere molto spesse e materiche. Nella Venere con fauno possiamo notare in rilievo, ad esempio: la frangia della tenda, la parte dorata della coperta, la corona della Venere, e anche se meno visibile, i capelli della Venere. La matericità di queste sezioni dà la sensazione di essere stati scolpiti o incisi, Canova era uno sperimentatore e non riusciva a distaccarsi dalla sua amata scultura nemmeno mentre dipingeva. A rafforzare la tesi di un Canova sperimentatore anche il fatto che per creare il nero fosse solito mischiare insieme tutti i colori della tavolozza, bianco compreso.