La libertà di "sentire" e di manifestare pubblicamente l'affetto, la libertà d'amare senza etichetta e senza temere d'offendere, con questo amore, il trasporto divino, si impose tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento. Fu anche questa una grande rivoluzione, interpretata con dolcezza e intensa introspezione dai pittori, che, un tempo, avevano quasi esclusivamente rappresentato l'amore tra Maria e il Bambino.
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Secondo Puppi, l'artista avrebbe "tracciato per ricalco sul verso trasparente del velino di una pergamena il profilo del gruppo per studiare, calibrare ed eseguire a tempera a colla e con oro lo sfondo archeologico del paesaggio. Definiti questi – magari, per le antichità, attingendo al documentato “libretto” di modelli, e con finezze stilistiche che non tradiscono il punto formale attestabile all’avvio dell’ultimo decennio del Quattrocento – il pittore potrebbe essere passato a “riprodurre”, a punta di penna e ad inchiostro bruno, i segni combinati del bulino e della puntasecca connotanti le “dramatis personae”
"Merciful Dream (Pietà V)" di Jan Fabre, realizzata in marmo bianco di Carrara, riproduce la celeberrima Pietà del 1499 in scala 1:1. L’iconografia, che prevede il volto della Vergine trasformato in teschio e quello del Cristo sostituito dal ritratto dell’artista, apparve ad alcuni, durante la prima presentazione veneziana del 2011, irrispettosa, quando non addirittura blasfema. Altri ne videro una toccante meditazione sulla morte, rappresentazione quanto mai umana del dolore materno, della disperata richiesta di poter barattare la propria morte con quella del figlio