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Valentin de Boulogne in 5 punti. Chi era il caravaggesco morto ubriaco dopo un tuffo nella fontana? Video


  1. Valentin de Boulogne (Coullommiers, 1591-Roma, 1632) fu un importante pittore caravaggista di scene di genere -prese dalla vita quotidiana – e di dipinti religiosi. Secondo alcuni, la sua famiglia – che annoverava alcuni artisti, tra i quali il padre – era di origine italiana. Valentin, che aveva una ventina d’anni meno di Caravaggio, si appassionò alla pittura italiana moderna. Gli studiosi ipotizzano che egli sia giunto a Roma tra il 1609 e il 1613. Caravaggio non c’era più, ma restavano le sue opere sconvolgenti.
  2. Certamente egli ebbe conoscenza indiretta di Caravaggio attraverso le testimonianze pittoriche e tecniche maturate con la frequentazione di Cecco del Caravaggio – prima garzone e modello del Caravaggio, poi collaboratore, infine artista autonomo – di Bartolomeo Manfredi e dello Spagnoletto. Michelangelo Merisi arriva a lui attraverso la mediazione degli allievi. Infatti, stilisticamente, egli presenta opere che rafforzano l’interesse per la pittura di genere, in situazioni spesso molto ricche di personaggi – alcuni dei quali ripresi dai disegni del maestro stesso o da Cecco del Caravaggio, realizzate con velature, utilizzando anche quell’azzurro che non appartiene alla tavolozza del pittore lombardo. I suoi ambienti sono più chiassosi, la tavolozza è più ampia, la pittura meno compatta, sotto il profilo della pennellata, rispetto al capostipite.
  3. L’artista francese, pur rimanendo folgorato dal caravaggismo, ne compie una sintesi propria, attraverso gli allievi del maestro e l’incontro con  le opere del proprio connazionale Nicolas Poussin, che rifiuta nella forma leggiadra del classicismo, ma che lo influenza con la propria gamma di colre, in particolare l’azzurro e il blu. Probabilmente ai francesi risultava meno facilmente comprensibile il motivo per il quale Caravaggio avesse dipinto la gente del popolo nelle scene religiose, eredità della riforma della pittura, soprattutto a Milano, in seguito al Concilio di Trento. Valentin de Boulogne ne colse gli elementi di colore, gli echi del romanzo picaresco, in un mondo sempre più popolato da prostitute, bari, imbroglioni, truffatori, che veniva contemporaneamente dipinto a Roma dai cosiddetti bamboccianti, di origine fiamminga.
  4. L’artista fu notevolmente considerato dai contemporanei.  Nel 1642 Giovanni Baglione scrive: “Non si deve passar con silenzio la memoria di Valentino Francese, il quale andaua imitando lo stile di Michelagnolo da Caravaggio, dal naturale ritrahendo. Faceua quest’huomo le sue pitture con buona maniera, e ben colorite a olio, e tocche con fierezza: e i colori a oglio ben’ impastava”. Anche Filippo Baldinucci nelle Notizie de’ professori del disegno ci informa che “Valentino nativo di Birè non lungi da Parigi, imitò molto il Caravaggio, al quale fu similissimo nel genio di rappresentare nelle sue tele suoni, giuochi, zingane, e simili, e nel tempo di Urbano VIII dipinse per la vaticana basilica una delle minori tavole, che fu quella del martirio de’ santi Processo e Martiniano”.
  5. Frequentatore di taverne, dipinse molto spesso scene di osteria, concerti e scene di gioco, caratterizzate da un potente naturalismo di memoria caravaggesca. Insieme ad altri artisti, quali Nicolas Poussin, Alessandro Turchi e Giovanni Lanfranco fu implicato nello scandalo legato a Fabrizio Valguarnera e come tale fu chiamato a processo. Il Valguarnera era  un medico che si era macchiato di furto ed omicidio: rubò infatti un’ingente partita di diamanti e pietre preziose con le quali commissionò o saldò nel 1631 alcuni dipinti che aveva ordinato a quegli artisti. Secondo i biografi, Valentin, reduce da una notte di eccessi nell’estate torrida di Roma, in preda ai fumi dell’alcol e del caldo, decise di buttarsi nell’acqua gelida della fontana al Babuino. Morì per una febbre terribile, in pochi giorni.