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Video d’arte dedicato alla figlia di Dante Alighieri che si fece suora. Gli altri figli e i discendenti di oggi


Si chiamava Antonia, ma quando entrò in convento – a Santo Stefano degli Ulivi, a Ravenna – decise di chiamarsi suor Beatrice, adottando il nome della donna eletta, amata dal padre, Dante Alighieri. E’ una vicenda assolutamente vera quella attorno alla quale ha lavorato l’artista Manuela Vallicelli con un’opera di video arte offerta dal Soroptimist di Ravenna e dall’assessorato alla cultura del Comune ravennate, in occasione de settimo centenario della morte del poeta. Il video è stato installato nella Sala multimediale dei Chiostri Francescani. (dal 19 settembre per al 21 novembre 2021).

Dell’esistenza Antonia Antonia-suor Beatrice restano pochissimi frammentari documentari, ma sappiamo che seguì il padre a Ravenna, dove divenne monaca e dove visse sino alla morte. Alcune fonti sostengono che nel 1350 suor Beatrice ebbe modo di conoscere Giovanni Boccaccio il quale arrivò a Ravenna per consegnarle 10 fiorini d’oro, una somma inviata dai capitani della compagnia di Orsanmichele. La scena venne ricostruita e dipinta in un quadro di Scott. (qui sotto)

Tre furono i figli certi di Dante. Oltre ad Antonia, ebbe Jacopo – che scelse di intraprendere la carriera ecclesiastica – e Pietro, che divenne giudice a Verona ed l’unico che diede continuitĂ  agli Alighieri. In dubbio l’esistenza di un quarto figlio, Giovanni.
Tra i discendenti diretti Dante, in linea maschile, i Di Serego Alighieri, che risiedono ancora nel Veronese in una tenuta agricola della Valpolicella, acquistata da Pietro Alighieri nel 1353.

La moglie di Alighieri e madre dei ragazzi era Gemma Donati. Dante aveva dodici anni quando fu concordato il suo matrimonio con lei. La sposò all’etĂ  di vent’anni, nel 1285. La famiglia a cui Gemma apparteneva era una delle piĂą importanti nella Firenze tardo-medievale. Negli anni che precedettero il matrimonio, Dante si innamorò – come ben sappiamo – di Beatrice Portinari, che era, a sua volta, destinata ad altro matrimonio. Beatrice – coniugata con un De’ Bardi – sarebbe poi morta a soli ventiquattro anni – forse di parto – causando in Dante una profonda crisi. L’identitĂ  della donna amata da Dante è indicata chiaramente da Boccaccio, nel commento alla Commedia. Boccaccio aveva conosciuto personalmente Dante e i suoi familiari. E l’aveva studiato. Pertanto si può davvero ritenere che Beatrice fosse proprio la Portinari.
Dante non scrisse, invece, un solo verso alla moglie e non si sa se Gemma abbia condiviso con Dante l’esilio o se a spostarsi, oltre il capofamiglia, siano stati solo i ragazzi.