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Willy Ronis, la bellezza dell'ordinario come fonte di grandi emozioni. Fotografare al volo, dal vivo


L’isola della Giudecca accoglie nella Casa dei Tre Oci di Venezia, l’esposizione di 120 immagini del grande fotografo francese Willy Ronis (dal 6/9/18 a 6/1/19 ), con la più completa retrospettiva mai tenuta in Italia. La mostra fotografica curata da Matthieu Rivallin, coprodotta dal Jeu de Paume di Parigi e dalla Médiathèque de l’architecture et du patrimoine, Ministry of culture (France) con la partecipazione della Fondazione di Venezia, organizzata da “Civita Tre Venezie”, ripercorre l’intera carriera del fotografo francese che si era dedicato alle immagini prese dal vivo (sur le vif) e in bianco e nero.
 

di Elena Charlotte Rainelli
Fu uno dei più importanti rappresentanti del movimento chiamato la “Fotografia umanistica”, con Robert Doisneau e Édouard Boubat, uno dei fotografi maggiori di questa scuola francese del dopoguerra che ha saputo conciliare con
ingegno i valori umanistici e le esigenze estetiche del realismo poetico.
Nato a a Parigi nel 1910, morto all’età di 99 anni l’11 settembre del 2009. Ronis ha fotografato soprattutto storie di vita quotidiana: le scene di strada, i quartieri della sua città, Parigi, il mondo del lavoro, cercando sempre di trasmettere un’emozione particolare e uno sguardo delicato e amichevole. Tante sono state le mostre e i riconoscimenti che ne hanno decretato la grandezza. Il percorso fotografico della mostra ora a Venezia, segue un ordine tematico articolato in 10 sezioni che ripercorrono vissuti, esperienze e temi della carriera del fotografo francese; dagli scioperi, alle strade di Parigi, dai reportage sulle condizioni degli operai, ai suoi viaggi tra cui Venezia in cui Ronis si fa assumere su un piroscafo, da dove scatta immagini come ricordi ai croceristi. Celebri o meno conosciute, sono i ricordi e riflessioni personali dietro l’apparente semplicità di uno sguardo sulla vita intima e famigliare,ritratti di amici e i raffinati nudi. A Parigi, Roma, Djerba …secondo gli incontri o le modelle. Ronis fa posare le donne. I suoi nudi sono spesso ambientati nell’intimità e nascondono i volti per meglio evidenziare i contorni del corpo.
 

 
L’oggetto immagine intitolato «Nu au tricot Rayé» (nudo di punto con strisce), è stata scattata nel 1970 a Parigi e il suo protagonista è la moglie di Ronis nel momento in cui scopre il suo seno dopo aver tolto un maglione che copre la testa e nasconde il suo volto. L’immagine provocò polemica all’inaugurazione a Valladolid, presso il Museo di arte contemporanea patio Herrera, in Spagna dedicata allo stesso fotografo francese. Nel 1949 Willy Ronis si trova a Gordes , nella casa in rovina acquistata l’anno prima.

E’ estate, sta sistemando dei lavoretti in soffitta. Scendendo gli scalini per recarsi al primo piano a prendere una cazzuola, trova la moglie Marie-Anne che si accinge. in un caldo pomeriggio a rinfrescarsi in un catino d’acqua illuminato dalla luce della finestra. Il fotografo prende la sua rolleiflex sulla sedia vicinissima e scatta. Da qui nasce la famosissima foto “ Nudo provenzale”. Quest’immagine è un gesto istintivo, catturato dal suo sguardo e trattenuto dai gesti della donna, che conserva intatto l’aspetto di uno scatto “rubato”. L’ambientazione semplice della casa di campagna, offre alla vista pochi elementi, che nell’obiettivo si sono armoniosamente ricomposti, per raccontare il fascino di un’atmosfera particolare. E come accade spesso in Ronis, il suo sguardo sancisce la descrizione di un attimo che afferra lo scorrere del tempo e diviene “puro significato emozionale”.Una sorta di alchimia, un insieme di presentimento e di imprevisto, di tecnica e istinto. In cinque parole chiave – Pazienza, Riflessione, Caso, Forma e Tempo – Willy Ronis ci regala un’appassionante lettura delle proprie opere. Con falsa modestia, il fotografo francese sosteneva che le sue foto sarebbero stato in grado di prendere chiunque, che sono stati frutto del caso. Infatti, solo lui potrebbe raggiungere questi piccoli miracoli di gioia ogni giorno, raro e prezioso, dove il tempo e lo spazio sembrano essere in grado di lavorare all’unisono; solo i suoi occhi hanno conosciuto come fuoco e marchi, immediatezza e attesa, ritmo e armonia, ironia e gravità leggero parigino flaneur come filosofo.
“Alla domanda che cos’è una foto riuscita?, Ronis risponde mi accontento: “Quella con cui sono riuscito a comunicare l’emozione che l’ha fatta nascere. Una foto riuscita è anche un certo valore aggiunto, non previsto in anticipo, atteso con trepidazione, mai sicuro, ma senza il quale il lavoro della famiglia dei fotografi cui appartengo non sarebbe che una pallida constatazione di una banalità senza rilievo”.